Oua: gli interventi sulla giustizia sono un costante attacco alla
Costituzione
OUA, comunicato 22.11.2012
XXXI CONGRESSO
NAZIONALE FORENSE, PER L’OUA GLI INTERVENTI SULLA GIUSTIZIA SONO UN COSTANTE
ATTACCO ALLA COSTITUZIONE: TAGLI DEI TRIBUNALI, ROTTAMAZIONE E PRIVATIZZAZIONE
DEL PROCESSO CIVILE, MEDIACONCILIAZIONE OBBLIGATORIA, MORTIFICAZIONE DEL RUOLO
DELL’AVVOCATO. TUTTI NODI SU CUI L’OUA HA DATO BATTAGLIA E RACCOLTO IMPORTANTI
RISULTATI
FORTE RICHIAMO ALLA
DEMOCRAZIA, ALLA PARTECIPAZIONE DELLA BASE E DEI GIOVANI, ALLA CENTRALITÀ E
AUTONOMIA DEL CONGRESSO
MAURIZIO DE TILLA,
OUA: “I PARTITI SONO IN DIFFICOLTÀ, LA MACCHINA GIUDIZIARIA IN CRISI SISTEMICA.
ORA BASTA: SERVE UNA NUOVA VISIONE DELLA POLITICA SULLA GIUSTIZIA BASATA SUI
DIRITTI E LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE, TROPPE VOLTE CALPESTATA. NON SOLO:
L’AVVOCATURA DIA L’ESEMPIO, MODERNIZZANDO LA PROFESSIONE E DANDO VOCE A CHI NON
CE L’HA. CENTRALITÀ DEL CONGRESSO E SPAZIO AI GIOVANI E ALLA BASE, VITTIMA DI
UNA CRISI ECONOMICA ASFISSIANTE. DI 230 MILA LEGALI, SONO ISCRITTI ALLA CASSA
SOLO 168MILA E DI QUESTI OLTRE IL 22% GUADAGNA MENO DI 10 MILA EURO. UNA GENERAZIONE
È ALLO STREMO”.
Maurizio de Tilla, presidente dell’Organismo Unitario
dell’Avvocatura (Oua), la rappresentanza politica forense, nel corso del suo
intervento nella relazione di apertura del XXXI Congresso Nazionale Forense a
Bari, invoca maggiore unità della categoria, ma anche più democrazia e
partecipazione, dando spazio ai giovani e alla base, e ribadisce con veemenza
l’autonomia del Congresso e la sua sovranità nel definire le direttrici
politiche dei prossimi anni. Un’avvocatura sana, moderna e capace di
interloquire con i Partiti, senza inciuci e cedimenti, per rilanciare la
professione forense e la difesa della giustizia pubblica e universale, per la
tutela della Costituzione e dei diritti dei cittadini: «La giustizia è in grave
crisi e la politica in stato confusionale. I fatti di questi anni raccontano
una produzione di leggi contraddittorie, inutili e incostituzionali. La
Consulta ha dichiarato illegittima l’obbligatorietà della mediaconciliazione.
Il tribunale di Pinerolo ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione di
legittimità della revisione della geografia giudiziaria. Denunciate e acclarate
ripetute violazioni degli artt.. 70, 72, 76 e 77 della Magna Carta.
In altri termini Governo e Parlamento non rispettano
il dettato costituzionale in tema di formazione delle norme e calpestano con
cinismo e indifferenza i diritti dei cittadini. La repubblica italiana si fonda
sui valori della Costituzione, ma il paradosso è che Governo e Parlamento non
hanno più senso dello Stato».
«Ma anche l’avvocatura – continua - deve ritrovare la
sua forza e identità nei valori della democrazia e della partecipazione.
Dobbiamo sanare un frattura sempre più ampia tra l’avvocatura d’élite e quella
che vive in condizioni di grave difficoltà economica e che è marginalizzata
dalle grandi decisioni che coinvolgono il destino della categoria, sempre più
povera e mortificata. Soprattutto i più giovani e le donne. Si dia voce a chi
non ce l’ha».
«In questo contesto – aggiunge - con una contrazione
dei redditi e un endemico ritardo dei pagamenti da parte degli enti pubblici,
ma anche dei privati, nonché del gratuito patrocinio e della difesa d’ufficio:
di 230 mila legali, sono iscritti alla Cassa solo 168mila e di questi oltre il
22% guadagna meno di 10mila euro, è mancata una seria politica di sostegno dei
Governi. Si è allo stremo. Non si va più avanti».
«Infine una nota di speranza – conclude de Tilla - la
ritrovata volontà di dialogo del ministro Severino che ha dato diversi segnali
incoraggianti: la proposta sul numero programmato all’accesso all’università,
dell’ipotesi prospettate la seconda è quella più convincente (4 anni, più uno
diversificato con la previsione di due differenti percorsi, di questi uno con
test di ingresso per poter partecipare all'esame di avvocato), la revisione dei
parametri dei compensi. È positivo che il Parlamento abbia accantonato
l’emendamento dei Poteri forti che voleva reintrodurre l’obbligatorietà nella
mediazione, una dissimulata privatizzazione della giustizia».
(OUA, 22 novembre 2012)